Tunnel di Andrea Benedetti, la prima fanzine techno italiana [Free download]

Ogni cosa che va cancellando il passato creando un anno zero, è la musica da ascoltare.

Nel lontano 1993, Andrea Benedetti [Sounds Never Seen, Final Frontier, Sysmo, Plasmek], produttore ed instancabile sostenitore della scena techno Italiana, vero e proprio faro e tra i maggiori depositari della cultura in questione (avremo modo di parlarne più approfonditamente tra una settimana) si lanciava, aiutato da diversi collaboratori, produttori, musicisti ed amici, nella pubblicazione della prima fanzine Techno in Italia. Uscita in due soli numeri, ovviamente auto-prodotta, ed altrettanto ovviamente nata ed ideata a Roma: Tunnel. Oggi, siamo onorati di poter condividere questi due documenti incredibili attraverso le nostre pagine. Ciò si inserisce in una sorta di techno-week che culminerà tra una settimana (17/10/2016) con l’uscita del terzo episodio della nostra serie PORTRAIT, firmato proprio da Andrea Benedetti. Da non perdere per nessun motivo!

Le prime di copertina di Tunnel #1 e #2

I due numeri di Tunnel rappresentavano uno dei tentativi, dei quali il primo concretizzato in formato cartaceo dedicato, di riflessione e di espressione di tematiche culturali legate al mondo della musica techno (nonostante i protagonisti della fanzine siano poco propensi ad utilizzare questa etichetta), dell’imminente futuro, dei rave party, di cyberpunk, psichedelia e molto altro. Il tutto di sottoforma di interviste, report, rubriche a tema, riflessioni, articoli informativi e molti spunti divertenti, ed il tutto strettamente sviluppato attorno alla Musica, il vero e principale oggetto di interesse.

Direi di più: la Techno non è mai esistita. E’ stata solo un’allucinazione di gruppo.  Molta gente crede di aver visto e di aver sentito, ma sono solo immagini e  suoni che abbiamo proiettato nella mente… presto queste creature vivranno nei pensieri dei nuovi pionieri.  Lorenzo D’Angelo, Tunnel #1

Un estratto dalla Rubrica Manipolazioni Sonore, a cura di Eugenio Vatta

Riportando le parole di Benedetti stesso, “Tunnel nasceva dall’idea di realizzare in Italia una fanzine che desse uno squarcio sul futuro. […] Ce ne erano di questo tipo, ma erano più nel circuito cyberpunk come Codici Immaginari o Neural. Io volevo dare uno sguardo più approfondito sulla techno ed in questo stava la grande differenza […]. Ciò non significava che non avessimo collaborazioni ad esempio con Roberto Callipari di Codici Immaginari che scrisse un Dizionario Cyberpunk ed un bellissimo articolo nel primo numero, oppure con i ragazzi di Neural [Ivan Iusco ed Alessandro Ludovico della Minus Habens, ndr] che intervistammo, […] assieme a Dive che uscì per la loro etichetta.”Il primo numero della fanzine uscì precisamente nel Novembre del 1993, seguito dal #2 del Marzo 1994. Entrambe le uscite constano di 48 pagine: “la fanzine era totalmente auto prodotta e facevo tutto io con l’aiuto fondamentale di Stefano Buonamico per l’impaginazione [direttore del progetto grafico ed autore delle meravigliose copertine, ndr]. Occupava una grande parte del mio tempo in quegli anni e per ogni numero ci mettevo quasi tre mesi”. Tunnel vantava la partecipazione essenziale di illustri personaggi come “Eugenio Vatta con la sua rubrica ‘Manipolazioni sonore’ in cui spiegava il funzionamento di synth e sampler e Francesco Fondi alias Frankie Bit che con la sua rubrica “Viaggio nell’ultramondo”, ci forniva notizie inusuali sul presente e sul futuro. Altri ospiti collaboratori furono “Alessandro Marenga, grande chitarrista e sperimentatore elettronico, Luca De Gennaro, storico dj e giornalista, Mario Cutolo, esperto di cinema, e Marco Santarelli, giovane sociologo che fece un interessantissimo reportage sui rave romani [Ravers de Roma, Tunnel #2, pagg.32-38, ndr].” A completare il quadro si trovava la rubrica Playlist, in cui diversi musicisti, producers e djs venivano interpellati scegliendo 10 dischi consigliati per una propria personale playlist.

Uno degli aspetti più interessanti che potrà balzare agli occhi del lettore di oggi è legato al fatto che, in molti passaggi diversi ed inter-autore, gli articoli esprimono chiaramente quanto allora fosse percepita la certezza dell’imminente comparsa (quasi Venuta, in accezione religiosa) del Futuro. Il tutto trovava fondamento nella diffusione e nell’acquisita pervasività della Tecnologia, forza sentita come impossibile da contrastare ed ineluttabilmente destinata ad alterare la realtà e definirne di nuove. Non che ci fosse un legame vincolante tra Techno e Rivoluzione sociale, ad ogni modo: come spiegherà Benedetti più approfonditamente in PORTRAIT#3, Techno è il linguaggio in cui si esprime la relazione tra Uomo e Macchina. Di nuovo, il linguaggio del Futuro. The future is here.Data quindi l’attenzione completamente rivolta a ciò che sarebbe avvenuto (We Are In The Future), che significato può avere la lettura di Tunnel oggi che il Futuro si è concretizzato ed si è evoluto vorticosamente al di là di ogni possibile previsione? Alcune tematiche trattate risultano estremamente attuali: ad esempio, quelle toccate da Frankie Bit nella Rubrica Visioni dall’Ultramondo, il quale arriva a parlare di ipotesi di trasferimento di coscienza e conseguente evoluzione della specie umana alle soglie del traguardo dell’immortalità. Ipotesi di post-umanità che, oggi, al di là di proclami entusiasti e facili sensazionalismi, comincia a ritagliarsi un minuscolo spazio nel territorio della verosimiglianza scientifica. Il tutto passando dalla fanta-scienza inavvicinabile alla visione, appena meno remota, della possibilità di cracking della Coscienza – ovvero ciò a cui l’essere umano si riferisce quando parla di Vita – e del suo funzionamento intimo. Insomma, nonostante la previsione più appropriata per i prossimi anni resti quella del collasso ambientale  (http://www.overshootday.org/) e della scomparsa dell’habitat necessario per la Sopravvivenza dell’Homo Sapiens Sapiens, il mind uploading riesce in ogni caso ad esercitare il suo fascino.

[Notizia di poche settimane fa è la vittoria del programma AlphaGo di Google sul campione mondiale di Go, gioco da tavolo tradizionale cinese che vanta una complessità circa 100000000000000000000000000000000000000000000000000 volte maggiore del gioco degli Scacchi, nel quale l’Uomo era già stato battuto per la prima volta esattamente dieci anni fa da Deep Blue, ndr].

As I understand it, at last count [2005 circa, ndr], human information was doubling around every 18 months. Further to this, there is a point somewhere around 2015 where human information is doubling every thousandth of a second. This means in each thousandth of a second, we will have accumulated more information than we have in the entire previous history of the world. At this point I believe that all bets are off. I cannot imagine the kind of culture that might exist after such a flashpoint of knowledge. I believe that our culture would probably move into a completely different state, would move past the boiling point from a fluid culture, to a culture of steam. [Alan Moore in The mindscape of Alan Moore, 2005]

Dizionario Cyberpunk di Roberto Callipari, Tunnel #2 pag. 8

Da un punto di vista più globale, però, sfogliare ed addentrarsi nelle peripezie musicali-futuriste di Tunnel, oggi, lascia quasi la sensazione di trovarsi di fronte ad un manoscritto eredità di una civiltà tecnologica vissuta secoli fa che si esprimeva attraverso le macchine (We Were in the Future). Il potere eversivo / evasivo e la violenza concettuale della Musica di allora restano inalterate, sia chiaro, e con loro la potenza delle parole scritte negli articoli, trasudanti la passione di chi li ha scritti. E’, anzi, il nostro attuale Futuro / Presente ad essersi spinto oltre, così oltre da far apparire ciò che è stato come un realtà incredibilmente distante e pressochè archeologica. Così oltre da surclassare ogni possibile profezia utopica (o distopica) sci-fi dei decenni precedenti. Così oltre, infine, da trasformarsi da una cultura liquida che viaggia per mezzo di primordiali reti Internet ed azioni di hackeraggio, ad una di vapore, inconsistente, in cui ogni superficie di separazione tra reale e virtuale viene meno. Leggere Tunnel rappresenta l’occasione per un’analisi  – amara o meno – sul Presente, concretizzata attraverso la dedizione e la passione di Andrea Benedetti e degli altri protagonisti Eugenio Vatta, Antonella Bellino, Alessandro Marenga, Frankie Bit, Mario Cutolo, Roberto Callipari, e Stefano Buonamico, le quali sono trasmesse inalterate attraverso le pagine di carta riciclata. Tunnel racconta di un momento storico in cui una youth-culture riusciva ad essere certa di non svanire in una nuvola di vapore. Tunnel, ovvero di quando qualcosa poteva essere saldamente afferrato: il Futuro.

Nel giorno del compimento del processo finale di Downloading, il tempo si fermerà, e la materia non sarà più tale. L’uomo avrà perso le caratteristiche che lo rendevano tale, e si entrerà nell’era del post-umano, nell’era del POSTUMANO. L’Uomo, finalmente, diventerà puro spirito (digitale), come venne profetizzato nella Bibbia.


Qui di seguito è possibile trovare entrambi i numeri (gli unici due, appunto) di Tunnel, pazientemente scannerizzati ed inseriti in due diversi pdf pronti per essere sfogliati. In coda al download dei due numeri della fanzine, si trova la trascrizione di un particolare passaggio significativo estratto da Tunnel #1, fondamentale per addentrarsi nel mondo che si cercava di esplorare e documentare. Il ringraziamento maggiore va ad Andrea, la cui passione, rispetto ed amore per questo tipo di Musica (più che genere, si parla di attitudine) sono stati evidenti e tangibili sin dal primo istante. Buona lettura!


FREE DOWNLOAD [FULL RESOLUTION – ITALIAN ONLY]


Concludiamo il post lasciando con la trascrizione, presa da Tunnel #1, di un articolo che racconta uno scambio di opinioni tra tre personaggi chiave (provate ad indovinare di chi si tratta: non dovrebbe essere un compito arduo) per la nascita della techno italiana. ..Sempre che sia mai esistita.

“[…] In questo periodo […] non c’è spazio per l’arte, ma solo per il commercio: se un prodotto vende viene preso in considerazione, se non è immediato, in linea con ciò che gira, viene abbandonato, cancellato. E’ come una censura.

AB: Una censura culturale…

LD: Comunque tutto questo fa scaturire la reazione di chi fa questa musica, che non si arrende a nessun ostacolo, perché gli ostacoli ci danno ispirazione per creare qualcosa che disgrega le convinzioni usuali del mondo reale… Alla fine è un progetto di realtà sognante cioè di una realtà che è analitica al 100% nella purezza dei fatti e sognante nella teorizzazione del cambiamento.

AB: Certo è un concetto troppo radicale per essere accettato, però ha già dato dei risultati, piccoli, ma significativi. Secondo me è simile a certi concetti psichedelici solo che in quel caso l’accesso alla coscienza era dato dall’uso di droghe, cosa che alla lunga si è rivelata un’arma a doppio taglio. Se da una parte ti apriva le porte della percezione, dall’altra l’uso eccessivo che se n’è fatto a portato in molte persone uno scollamento dalla realtà. Erano tutti troppo fuori per capire chi li stava fregando. Oltretutto le droghe in genere sono diventate un bene di consumo come tanti altri, non è più un’esperienza mistica ma una necessità per il sabato sera o un rifugio da sé stessi. Però i concetti di base erano giusti… non sarebbe male una seconda psichedelia…

LD: Arrivando a monte del problema, il fatto è che sulla Terra siamo troppi, non c’è spazio per tutti. La selezione naturale che c’è in questo periodo storico di sovrappopolazione mondiale non permetterà nulla, solo chi saprà adattarsi senza perdersi né vendersi sopravviverà, il resto sarà casuale, legato alla fortuna. […] Penso però che la comunicazione raggiungerà livelli superiori a quelli di oggi in poco tempo anche grazie alla musica che stiamo facendo come pionieri. Anche se non ci saranno riscontri commerciali continueremo a farla.

EV: Magari cercando di ricreare nella gente quelle sensazioni che noi proviamo ascoltando la musica che ci piace; tutte sensazioni che poi mettiamo nelle nostre situazioni musicali… […] Diciamo che noi non facciamo canzoni, per noi le canzoni sono morte. (risate)

AB: Anche la Techno è morta.

LD: Direi di più: la Techno non è mai esistita. E’ stata solo un’allucinazione di gruppo. Molta gente crede di aver visto e di aver sentito, ma sono solo immagini e suoni che abbiamo proiettato nella mente… presto queste creature vivranno nei pensieri dei nuovi pionieri. Per tagliare corto, un continuo susseguirsi…susseguirsi…stop, rewind. Stop. Play: tornando un po’ indietro, a Detroit però è esistita… è stata una realtà per pochissime persone ed è rimasta tale, però ha fatto capire che i fenomeni che nascono dentro una casa possono influenzare il mercato discografico. […]

AB: Certo noi scherziamo però questa storia della violenza nei rave sta creando dei problemi. Soprattutto perché c’è chi strumentalizza l’informazione facendo sembrare la musica il problema di tutto.

LD: A Roma 7 milioni di abitanti, traffico dalle 7 di mattina alle 7 di mattina, gente esaurita, costantemente sotto tensione, televisione come unico sfogo psico-sessuale, spazio per mentalità diversa dallo strato, zero. E’ normale che i problemi vengano fuori. Comunque non voglio neanche affrontare tematiche così difficili con superficialità. Di sicuro c’è che noi non fomentiamo la violenza, noi facciamo solo musica e questo deve essere chiaro. D’altronde è il sistema consumistico che ha creato tutto questo. Siamo imbottiti di pubblicità dalla mattina alla sera.

AB: Ormai la differenza fra realtà e finzione è perlomeno sottile…

LD: Certo. Ci bombardano il cervello, E’ difficile districarsi… Quando hai 12-13 anni la musica ha un grande potere, ti apre un mondo nuovo distaccandoti dalla realtà. Anche la musica più brutta è meglio del caos di tutti i giorni. Assimili quello che ricevi, Purtroppo oggi non c’è più spazio per la musica, quella vera o la non-musica, che è la stessa cosa; oggi bisogna sopravvivere. I bisogni sono altri: soldi, auto, televisione, viaggi organizzati; cose che tutti DEVONO avere. Sembra fantascienza ma la musica in tutto questo non ha più spazio se non come bene di consumo: accendere, subire, spegnere e non chiedersi nulla. Cose semplici, motivetti facili. Meno pensi meglio è. La dance è nata così: una musica di plastica, una chiave per tutti e da tutti fruibile, però facendo così hanno creato involontariamente un nemico, un virus, uno specchio al negativo, il punto di partenza da cui siamo partiti.

[Continua su Tunnel #1 …]

 


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